Le Lammie di Pisticci – “Conserva di Mamma Enza con peperoni e pomodori secchi e Piccantino ai pomodori secchi” Do come dormire. – Racconto 1
Do come dormire è la prima nota musicale sul pentagramma dei sapori proposto “Come Mamma Lo Ha Fatto”.
E’ notte e il bianco centro storico di Pisticci riflette la luce della luna.
In filari ordinati, le linde casedde del Rione Dirupo proteggono il sonno degli abitanti. Nell’abbraccio odoroso con le erbe dell’orto, anche il sugo di Mamma Enza riposa, intonando il lieve sospiro delle buone conserve lasciate a sonnecchiare, dopo il sonoro ribollio sul fuoco. Dopo la lenta cottura e il dolce riposo, la “Conserva con peperoni, pomodori secchi e olive” sarà capace di riproporre sulla tavola dei consumatori la profumata musicalità della terra del Sud.
Gli ortaggi freschi, i pomodori dolci e le olive succose che provengono da declivi assolati, ispirando nel tempo molti poeti, raccontano ancora oggi la secolare storia del Rione Dirupo, popolato da massaie festose, intente a preparar manicaretti. Mamma Enza ripropone in cucina – tra utensili e grembiuli – le atmosfere radicate nelle tipiche “Lammie”, case locali che dipanano la matassa della sua memoria:
“Nella notte di Sant’Apollonia, il 9 Febbraio 1688, una violenta nevicata provocò una rovinosa frana. Delle case, di cinque chiese, di una parte del castello e del vicino Rione Purgatorio non rimasero che rovine e urla disperate: in un attimo, con sonoro boato, l’antico Rione Casalnuovo, sorto sul finire del Seicento come tipico esempio di architettura spontanea contadina, si ridusse ad un cumulo di macerie. I francescani, le congregazioni e il clero corsero a prestare i primi soccorsi, ma 400 persone persero la vita. I sopravvissuti nelle ore successive, oltre al dolore, sperimentarono la solitudine: soltanto il vescovo di Anglona – Tursi, dopo tre giorni, inviò a Pisticci muli carichi di viveri e medicinali. Ma quella tragedia – ricorda Mamma Enza – fu presto ricomposta in un nuovo ordinato microcosmo fatto di case tutte uguali, inserite dal Ministero dei Beni Ambientali nella lista “100 meraviglie d’Italia da salvaguardare”.
Posto di fronte ai ruderi dell’antico castello medievale, il tempio, dedicato ai Santi Pietro e Paolo, fu costruito da Pietro e Antonio Laviola nel 1542 su un preesistente edificio religioso del XIII sec. di cui resta solo la torre campanaria. Pare che i due maestri muratori, di origine lombarda, si siano rifugiati, a metà del XVI secolo, in territorio pisticcese per sfuggire ad un mandato di cattura, poichè accusati di omicidio.
Con una copertura a doppio spiovente, la chiesa a croce latina si compone di tre navate: le laterali ospitano varie cappelle, gli altari in stile barocco, intagliati in legno e dorati, sono edificati sopra ipogei destinati, dalla seconda metà del 500, all’inumazione del clero e delle personalità importanti del paese.
Tante le tele o le statue di cartapesta di Salvatore Sacquegna, molti i quadri di stampo caravaggesco, attribuiti a Domenico Guarino del XVIII secolo, tra cui la “Madonna del Carmine”, la “Madonna del Pozzo” e i “Misteri del Rosario”.
Si ringrazia per la gentile concessione dei video girati con drone Rino Peluso.
https://www.facebook.com/drinophoto https://www.youtube.com/user/rinolozio
All’incrocio tra la navata principale e il transetto, si erge la cupola emisferica, su cui si aprono otto grandi finestroni. Separano le navate sedici massicce colonne che sorreggono archi a tutto sesto su cui si adagiano le volte a botte. La navata centrale presenta un maestoso portale sovrastato da un rosone. L’altare maggiore barocco è circondato da un coro monastico, sovrastato da una balconata in legno che ospita le canne dell’organo. Dietro l’altare, tramite una porticina, si accede alla sacrestia: gli arredi e i rivestimenti settecenteschi adornano l’archivio della parrocchia. Alcuni oggetti di straordinario valore, come i lampadari in argento, sono misteriosamente scomparsi dopo il controverso restauro dei primi anni Novanta.
La grande forza che emana da questo luogo conduce alla nota sei La come lanciare la sfida.