Abbazia del Casale – Conserva di Mamma Enza con peperoni e tonno e Piccantino al tonno. Sol come solidità – Racconto 6
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Sul pentagramma dei sapori proposto da “Come mamma lo ha fatto” si leva il La come lanciare la sfida di guardare lontano, riportando al centro di tutto la storia e la cultura lucane, attraverso antiche ricette che promuovono le specificità locali.
E’ ormai sera. Da ore ribolle in pentola il rosso vermiglio dei nuovi sughi che, dopo il riposo, saranno pronti a partire verso altri paesi.
Raggiungendo altre case come saporiti messaggi di gioia, quelle conserve speziate, cariche di mordente, avvolgeranno nei loro profumi carni e formaggi, bruschette e pasta, facendo felici tante famiglie che potranno gustare l’intramontabile tradizione di Pisticci.
Mamma Enza rivolge un pensiero particolare ai giovani, partiti in cerca di lavoro verso il Nord o l’estero. A loro dedica la “Conserva con peperoni e tonno”. Quanto sarebbe bello se potessero tornare! Se Pisticci puntasse su se stessa e sulla valorizzazione del proprio patrimonio.
Il cibo è anima di un popolo. Prezioso elemento di comunicazione che avvicina le persone, è anche fondamentale volano per le economie locali: la sua produzione e la sua lavorazione creano indotto, turismo esperienziale, opportunità di ripresa.
Tramandare e far conoscere la vivida identità gastronomica è, dunque, la sfida lanciata da Mamma Enza e ancor più da suo figlio Roberto, un giovane appassionato, che vuole proporre in tavola i sapori pisticcesi, raccontandone l’anima colorata. “Come Mamma l’ha fatto” è un vero progetto di valorizzazione territoriale che vuole favorire l’armoniosa crescita di Pisticci.
Armonia che un viaggiatore può ritrovare anche sul Monte Corno, un’assolata collina su cui si erge la bella Abbazia del Casale. La vista di cui si gode dal piazzale antistante l’antico santuario è bellissima e permette di gettare lo sguardo per tutta la valle del Basento. Capace di creare un’atmosfera molto intima e raccolta, l’abbazia è composta da una chiesa e dal chiostro con la certosa.
In origine fuori dal centro abitato, presumibilmente costruita nel 1087 sui ruderi di un antico cenobio greco-bizantino da Rodolfo Maccabeo ed Emma d’Altavilla, questo edificio religioso fu affidato ai monaci benedettini di Taranto. Conserva al suo interno una statua lignea del XII secolo, dedicata alla beata Maria Vergine.
La costruzione sacra, dalla planimetria tripartita con absidi semicircolari, presenta un bellissimo tetto a capriate lignee, retto da archi ogivali su colonne squadrate e un arco santo centrale. Gli archi a tutto sesto danno ai cittadini e ai visitatori la possibilità di ristorare lo spirito. La facciata all’esterno presenta una successione di archi a tutto sesto al di sotto la cornice e un portale, risalente al 1200, con forma ogivale con tre fasce scolpite con foglie d’acanto a spine.
Questo racconto porta alla settima nota Si come sigillo di garanzia.